Po 432 museo-cantiere della navigazione e del governo del fiume Po


Po 432, museo-cantiere della navigazione e del governo del fiume Po è costituito da un suggestivo giacimento di archeologia industriale che documenta la storia della navigazione fluviale in Emilia-Romagna, della cantieristica, delle bonifiche e del governo delle acque.





Ha sede nei cantieri dell'ex ARNI (Azienda per la Navigazione Interna della Regione Emilia Romagna ora AIPO), in via Argine Cisa, 11 - Boretto.
Fino ad una trentina di anni fa il cantiere dell'ex ARNI annoverava oltre trecento addetti, autosufficiente in tutto: dal drenaggio alla manutenzione del Fiume, dalla riparazione delle barche alla fonderia e forgiatura dei pezzi necessari.
Ora questi pezzi, le imbarcazioni, vecchie e meno vecchie, le macchine e gli attrezzi per forgiarle, sono a disposizione del visitatore all'interno degli 800 metri quadri del "magazzino" e dell'imponente "cattedrale", due bellissimi esempi di architettura industriale.
Nel piazzale si trova l'imponente pirodraga 'Secchia' varata a Venezia agli inizi degli anni Trenta.

Un interessantissimo approccio alla Storia, alla Geografia, all'Economia e al loro stretto rapporto con l'uso di questo territorio: la Bassa, dove terra ed acque costituiscono uno stesso organismo, un orizzonte unico, una grande ricchezza.

Le immagini pubblicate sono di Monica Benassi, Maria Grassi, Mariagrazia Candiani, Eros Teodori
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Su appuntamento
Da giugno a settembre il Museo resta aperto tutti i sabati, le domeniche e i giorni festivi dalle 10 alle 12,30 e dalle 15 alle 19.
Opera un’apertura serale, straordinaria, contemporaneamente alle iniziative culturali e sportive che si svolgono al Lido Po e nel Comune di Boretto.

Da ottobre a maggio il museo è visitabile previo appuntamento ( 0522/963724- urp@comune.boretto.re.it)

Il Museo è ubicato nell'ala occidentale dei Cantieri dell'ex ARNI.
Vi si accede da un'entrata autonoma, dal Lido Po
Il percorso museale si sviluppa lungo cinque sale espositive e documenta la storia della navigazione fluviale in Emilia-Romagna, della cantieristica, delle bonifiche e del governo delle acque. Nel piazzale si trova l'imponente pirodraga 'Secchia' varata a Venezia agli inizi degli anni Trenta.

Attività
 

  • Esposizioni temporanee
  • Conferenze, lezioni
  • Visite guidate
  • Itinerari didattici
  • Laboratori didattici
  • Manifestazioni artistico-culturali

Il Museo è aperto alla collaborazione delle scuole e a tutti coloro che abbiano desiderio di arricchire con le proprie conoscenze e competenze il patrimonio conservato

Il museo è stato fondato nel 1997 a seguito di un primo allestimento di materiali della Sezione Autonoma del Genio Civile per il Po, istituita nel 1925 con compiti di manutenzione dei fondali e regolamentazione della navigazione.
Nasce poi ufficialmente nel 1999, dalla costituzione di un'Associazione di nove soci fondatori: la Provincia di Reggio Emilia, i Comuni di Boretto, Gualtieri e Guastalla, l'ARNI, le Bonifiche Bentivoglio-Enza e Parmigiana-Moglia, la CO.IN.PO (associazione di imprese- PR) e l'impresa Bacchi Aladino.
Dopo la grande piena del 2000, che ha arrecato alla struttura e agli oggetti contenuti grandi danni, il Museo è stato chiuso. Nella  primavera  del 2006 riapre al pubblico e alle scuole e nel 2009 prende il nuovo nome di Po 432 museo-cantiere della navigazione e del governo del fiume Po.

Ha sede nei magazzini dell'ex ARNI ora AIPO, in via Argine Cisa, 11, Boretto

La Storia del Museo è legata alla storia dell'ARNI e del CANTIERE CHEZZI.
È le Legge Regionale n.1 del 1989 ad istituire l'Azienda Regionale per la Navigazione Interna (ARNI) per gli interventi regionali nel settore della navigazione interna. Da allora l'ARNI provvede alla gestione dei servizi e delle infrastrutture relativi alle vie navigabili interne e al trasporto idroviario, operando nel campo della conservazione, della manutenzione e della realizzazione di nuove opere.

Un tempo il paese di Boretto era famoso per la cantieristica fluviale. I fratelli Chezzi ne erano i rappresentanti più abili ed apprezzati. Il loro cantiere in golena era usato dalla famiglia probabilmente fin dall'Ottocento. Aveva come laboratorio una capanna col tetto di lamiera, pochissimi attrezzi, molto impegno ed esperienza.
Ultimi del mestiere, Armando, Dante, Remo, Otello. Il bisnonno Chezzi abitava a Mezzani (PR) e lavorò per molto tempo alla costruzione di barche da ponte all'epoca in cui il ponte di Viadana era costituito da 200 barche pontiere in legno.
Il Museo si conserva l'ultima barbotta dei Chezzi in compensato marino, un catamarano da gara e un bucintoro.

La piroga, recuperata dal letto del fiume in occasione della grande secca dell'agosto 2001, misura metri 10,30 di lunghezza, è un'antica imbarcazione in uso dall'antichità fino all'Alto Medioevo.
Lo scafo presenta una serie di fori passanti chiusi da cavicchi di legno, le bande laterali hanno spessori diversi, la poppa è verticale all'esterno e obliqua all'interno, con l'imposta di una paratìa. Tutto lo scafo presenta una forma asimmetrica con le strutture di prua e di poppa orientate verso il lato destro. È in legno di quercia.

La pirodraga "Secchia" del 1933, enorme imbarcazione per l'escavazione di sabbia e ghiaia, tirata in secco, con i chiodi che cuciono le parti dello scafo ribattuti uno a uno, posta davanti al Fiume, a lato del Museo.
La draga fu costruita in modo da poter superare i bassi fondali, navigare contro la corrente del Po, trasportare la grande pompa a turbina aspirante e refluente atta ad ottenere i grandi movimenti di sabbia richiesti.
Questa draga fu costruita lentamente, come un edificio, pezzo per pezzo, con un costante controllo della geometria dello scafo, dei pesi delle parti montate connesse con "chiodi" detti "pernotti", "perni", "perni prigionieri", battuti a caldo da specialisti. Al varo dello scafo, seguiva la fase dell'allestimento, che comportava la messa in opera delle macchine e di tutte le attrezzature.

Altri materiali

Il museo contiene un vero giacimento di macchine utensili d'epoca (utilizzate al tempo dal Genio Civile): fresatrici, calandre, affilatrici, stozzatrici, cavatrici a catena, punzonatrici, torni, frese, seghe, saldatrici, ecc.
Possiede inoltre una piccola flotta di imbarcazioni di ogni tipo, dai natanti storici a barche ancora in uso: barche "tipo Po", lance antincendio, scafi da corsa, una bettafango, una salpancora, canoe d'epoca, delle bettoline, rimorchiatori, draghe, ecc.

Infine si completa con un reparto di fonderia di tutto rispetto, una enorme dotazione di piccoli utensili di carpenteria, pialle, sgorbie, scalpelli per la calafatazione, di attrezzature di bordo, di bellissime ancore e eliche, di timoni, tutti costruiti in cantiere, di cumuli di catene e di una ricca dotazione di segnaletica del fiume.
Il reparto di forgiatura, tuttora integro, espone modelli lignei per la carpenteria dei grandi raccordi per le pompe di dragaggio, semilavorati, crogiuoli, lingotti, tenaglie.

Le pubblicazioni sul Po, sulla storia delle sue acque, delle terre e delle genti sono numerosissime.

Il Museo fa riferimento alla grande e fornita Biblioteca dell'EX ARNI ora AIPO con circa 3.000 pezzi e alla sua consistente raccolta di immagini del Po (diapositive, video, fotografie, cartoline). La Biblioteca comprende anche molte tesi di laurea con oggetto il Po e i territori rivieraschi.
Altrettanto fornite sono le biblioteche delle Bonifiche Bentivoglio – Enza e Parmigiana – Moglia.

Si segnalano, a solo titolo esemplificativo, le seguenti:

  • Progetto per il miglioramento della navigazione del Po per il grande tratto tra lo sbocco dell'Enza e quello del Crostolo, a cura del Genio Civile, Litografia Zanlari, Parma, 1919
  • F. Bonilauri, V. Maugeri (a cura di), Il Museo del Po. Linee progettuali per un sistema museale della navigazione fluviale, Bologna, 1992
  • F. Foresti, M. Tozzi Fontana, Imbarcazioni e navigazione del Po. Storia pratiche tecniche lessico, Bologna 1999
  • Glossarietto del Po di Galliano Gagnolati, 2000
  • Ferrari e L. Gambi (a cura di), Un Po di terra, guida all'ambiente della bassa pianura padana e alla sua storia, Reggio Emilia, 2001
  • Dove l'uomo separò la terra dalle acque, storia delle Bonifiche in Emilia Romagna di A. Saltini, Reggio Emilia, 2006